Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

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BassQQ77
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Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da BassQQ77 »

Traendo spunto dall'altra discussione ho aperto questa per condividere le nostre opinioni.

In Italia ci mettiamo troppi anni per accedere all'università e quindi studiare ciò che ci piace. E' un bene? E' un male? Che ne pensate?
afullo
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da afullo »

Da una parte è un male: ognuno si trova a studiare un sacco di cose che gli interessano poco, e che non servono nemmeno tantissimo a livello di forma mentis, visto che a chi andrà a lavorare come programmatore o come assicuratore servirà ben poco saper svolgere un'analisi del testo, e non farà neppure uso di eventuali competenze laterali acquisite.

Ma da una parte è un bene, perché nei paesi dove ti "specializzano" da troppo giovane rischi di perdere un po' dal lato umano. Per dire, io mi sono candidato consigliere comunale dove abito, e l'interesse alla vita pubblica è anche frutto di una mia formazione ad ampio spettro. Se mi avessero detto fin da ragazzino "ignora gli studi sociali e concentrati solo sulla matematica, che è dove sei più capace e dove pertanto puoi rendere di più", magari non avrei sviluppato queste altre prerogative.
BassQQ77
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da BassQQ77 »

sono d'accordo che una persone debba avere una conoscenza generale abbastanza ampia della cultura, ma il fatto è che nella scuola italiana si perde molto tempo per fare cose ripetitive. Per esempio, noi studiamo storia sia alle elementari, sia alle medie che al liceo! Perché studiarla tre volte?!
afullo
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da afullo »

Nel caso specifico, c'era un progetto per fare storia più approfondita fin da subito: alle elementari ci si fermava fino ad un certo punto, poi si riprendeva da lì alle medie, potendo poi dare un taglio più critico e storiografico alle superiori (mentre prima ci si sarebbe limitati al nozionismo). Poi però non so che fine abbia fatto.

Più in generale, purtroppo c'è il problema di dover prima portare tutti allo stesso livello. Se qualcuno ha fatto meno alle elementari, va prima portato alla pari, altrimenti avrà un buco e la scuola ne sarà responsabile. Poco importa se ad altri tocca sorbirsi per la seconda volta gli stessi argomenti, con conseguente noia e induzione a disinteressarsi delle lezioni. A maggior ragione questo tocca tra medie e superiori, in cui bisogna affrontare la didattica in una maniera più sistematica. Altrove non lo fanno, chiaro che il rovescio della medaglia è che, se rimani indietro, ti devi arrangiare.
ngshya
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da ngshya »

Nel complesso, finire la scuola a 19 anni, secondo me, è più un male che bene.

Mi spiego. Il bagaglio culturale che la scuola italiana consegna nelle mani dei propri studenti è enorme (secondo i programmi ministeriali) ed è giusto che sia così! Ci sono delle materie che sono quasi sicuro che non toccherò più in vita mia (almeno, non direttamente) ma contribuiscono alla formazione della mia persona e a posteriori sono felice di aver seguito quelle lezioni perché solo conoscendo bene il passato e l'ambiente in cui viviamo, siamo in grado di dare un'interpretazione critica agli eventi e formulare previsioni sensate sul futuro.

Tre sono le cose da migliorare nelle scuola italiana:

1. Non c'è l'interazione fra i vari gradi dell'istruzione. Sono visti molto separati gli uni dagli altri (anche se dovrebbero essere propedeutici) e quindi da lì deriverebbero i problemi come le materie ripetute.

2. In generale, la scuola è molto meno severa e seria rispetto a quella di molti anni fa. Gli insegnanti pretendono poco e pure i genitori. Non dico che tutti devono essere dei geni ma attualmente la stragrande maggioranza degli studenti punta al 6 e studia per avere il 6! Gli studenti dovrebbero avere un atteggiamento in cui dimostrano di voler impegnarsi di più, ma capite che una classe in cui mediamente tutti studiano per il 6 invoglia poco e spinge ancora di meno. Di conseguenza si finisce per fare una cosa in più tempo (perché gli studenti non si applicano a casa) e di mandare avanti persone che non hanno effettivamente acquisito i requisiti minimi (per esempio, persone che avevano "ottimo" di matematica alle medie prendono poi 4 alle superiori).

3. Dà poco spazio agli interessi personali. Uno studente deve sperimentare per decidere. E quindi già nelle scuole superiori dovrebbero attivare dei corsi pomeridiani di laboratorio delle materie non obbligatorie in cui gli studenti possono agire attivamente e non subire passivamente le lezioni. Da noi per esempio c'erano teatro, fotografia, linux, raggi cosmici, ecc... sono pochi! Tutte le scuole dovrebbero attivarsi a offrire dei corsi liberi a tutti gli studenti della città!

Se i punti citati sopra venissero messi in atto, avremo un ottimizzazione dei tempi e si finirebbe la scuola un paio di anni prima! E nel mercato del lavoro di oggi conta molto essere giovani! Una persona non può finire di studiare a 25 anni e poi dopo soli 5 anni cominciare a sentirsi vecchia sul mercato del lavoro!
afullo
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da afullo »

Aggiungerei:

1. Nei livelli di istruzione inferiore, quella che è stata di fatto la totale rimozione delle bocciature non ha fatto così bene. Oggi, a meno di comportamenti clamorosamente nefasti, alle elementari e anche alle medie non ti bocciano. Questo perché secondo alcuni psicologi la bocciatura sarebbe interpretata dal bambino come un'esclusione, che lo porterebbe ad avere un trauma tale per cui in futuro aumenterebbe con una certa significatività la possibilità di mostrare comportamenti antisociali: in sostanza, per il bene suo e per quello della società, è meglio mandarlo avanti comunque anche se è un asino, piuttosto che fermarlo e mettere in moto tutto questo. Il risultato è che le prime superiori grondano di bocciati, con il discorso che a quel punto cade, e se mancano i requisiti, viene respinta l'ammissione all'anno successivo (ci si ricongiunge all'ultima parte del tuo punto 2.)

2. Il peggio sono i genitori che difendono a spada tratta i figli, che considerano gli insegnanti degli statali fannulloni che rubano lo stipendio mentre loro si fanno il mazzo facendo il vero lavoro, mentre questi ultimi magari li prendono bellamente in giro facendogli credere di studiare e di impegnarsi quando invece passano le giornate in camera a cazzeggiare (complice anche il fatto che i genitori stessi magari pensano principalmente alla carriera e al successo lavorativo tralasciando l'educazione della prole).
D'altra parte il 16enne medio, interessato a studiare soltanto affinché i genitori lo lascino uscire nel fine settimana e non lo mettano in punizione sequestrandogli il cellulare o il computer, cerca di trarre vantaggio da tutti questi fattori per fare il meno possibile senza essere rimproverato. Questo si riflette negativamente in particolar modo su discipline come la matematica, nelle quali il ragazzo è perfino giustificato se non va bene: prende 4 in storia, aveva solo da studiare e le sente; prende 4 in matematica, magari si trova pure la comprensione dei genitori, che lo consolano dicendogli che sono "cose difficili che non si capisce a che cosa servano" e che "anche loro non ci capivano niente".
Capire la matematica a fondo, essere capaci di produrre risultati autonomi, richiede tempo da dedicarci, e forse anche una certa predisposizione; arrivare alla sufficienza scolastica, credo che sia alla portata di quasi tutti, semplicemente a tanti adolescenti di oggi non interessa, e per tanti genitori è più facile e conveniente cercare le responsabilità dei mancati raggiungimenti degli obiettivi minimi dei figli altrove.

3. Almeno una volta nella mia vita, da ragazzino, mentre cercavo di approfondire di mio delle cose di matematica, mi venne detto che non era il caso, "perché in matematica andavo già bene, e avrei dovuto pensare a migliorarmi in disegno e ginnastica in cui avevo voti più bassi". Ora, essere completi ok, per quanto detto sopra, ma questo non deve significare dover accettare la mediocrità in tutto.
Meglio eccellere in qualcosa ed essere meno brillanti in altro, di nuovo, non da dedicare la propria vita ad una singola disciplina, ma neanche di dover suddividere gli sforzi uniformemente su tutte.
Tra l'altro non è da trascurare il fatto che, nonostante le difficoltà durante la scuola dell'obbligo, io attualmente corra e gareggi regolarmente, mentre persone che avevano alle medie voti di educazione fisica più alti di me abbiano poi smesso con l'attività fisica passata l'età adolescenziale; non so se sia stato meglio avere distinto od ottimo, invece del mio buono, a scuola...
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iTz_CaBe_95
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da iTz_CaBe_95 »

afullo ha scritto:
3. Almeno una volta nella mia vita, da ragazzino, mentre cercavo di approfondire di mio delle cose di matematica, mi venne detto che non era il caso, "perché in matematica andavo già bene, e avrei dovuto pensare a migliorarmi in disegno e ginnastica in cui avevo voti più bassi". Ora, essere completi ok, per quanto detto sopra, ma questo non deve significare dover accettare la mediocrità in tutto.
Meglio eccellere in qualcosa ed essere meno brillanti in altro, di nuovo, non da dedicare la propria vita ad una singola disciplina, ma neanche di dover suddividere gli sforzi uniformemente su tutte.
Come non condividere... Pensa che un giorno mio papà (agricoltore) mi ha detto che potevo fare anche a meno di studiare la matematica olimpionica. Ci sono rimasto molto male...:)
afullo
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Re: Studiare in Italia: diventiamo vecchi!

Messaggio da afullo »

Il problema è anche quello di considerare le discipline scolastiche come semplici "materie". Ovvero, come "pacchetti" che iniziano ad un certo punto, ne finiscono ad un altro, e comprendono una parte in mezzo. Senza tenere conto del fatto che in realtà ad ogni "materia" corrisponde una branca del sapere che, come quasi tutte, è in evoluzione.

Durante uno dei primi anni di università reincontrai una mia compagna del liceo, che mi chiese quello che stavo affrontando. Spiegandole verso dove avrebbero puntato i miei studi, si stupì, chiedendomi "ma scusa, la matematica dopo quello non finisce?"

Per quanto detto, non si pretende che uno studente debba per forza affrontare sistematicamente e metodicamente tutte le cose che vede a scuola, anche perché, dovesse farlo di ognuna, non gli basterebbe il tempo. Ma sarebbe opportuno che gli insegnanti trasmettessero pure l'essenza della propria disciplina, senza limitarsi a fornire nozioni.
Invece alcuni di essi, di fronte alla volontà di espandersi degli studenti, diventano perfino reazionari, mostrando insofferenza per il fatto che un proprio allievo stia sviluppando le proprie conoscenze in modo migliore altrove. Non sono infrequenti casi di cattivi rapporti tra olimpionici e i loro insegnanti di matematica del liceo, che vedono in essi il rischio dello svelamento della prova che potrebbero essere docenti migliori.
Il mio professore di liceo era come detto uno molto sveglio sotto questo aspetto, che metteva di sua volontà un esercizio stile gara in ogni verifica, e che mi ha sempre appoggiato nel corso della mia carriera olimpica. Nelle scuole dove tengo i corsi di preparazione idem, c'è volonta da parte di tutti di lavorare e il meccanismo funziona bene, prova ne sono le ripetute qualificazioni ottenute nel corso degli anni. Lo stesso non si può dire però di altri prof, che arrivano appunto addirittura a vedere come un'incombenza il dover "gestire" un'eccellenza, invece di valorizzarla.
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